In Italia il Primo Maggio ha “festeggiato” disoccupazione, precarietà, debiti pubblici e privati. Le potenze mondiali hanno “festeggiato” il loro totale fallimento: non c’è la “pace” sognata in tanti Paesi, le “Primavere” si sono spente, centinaia di migliaia di esseri umani fuggono dalle loro terre devastate dalla guerra; in molte aree del pianeta si soffre la fame; razzismo e discriminazione ancora dilagano un po’ ovunque. Un inno alla felicità smarrita o perduta? Chi fra qualche decina d’anni cercherà di comprendere cosa sia veramente accaduto, sicuramente si troverà in grande difficoltà: forse dovrà fare ricorso alla psichiatria per capire sino in fondo i comportamenti dei leaders che sono stati al governo e che hanno avuto la responsabilità del futuro di intere collettività. Collettività, fra l’altro, alle quali vanno attribuite le responsabilità di mancate e opportune reazioni ad una situazione che è (…è stata…) sotto gli occhi di tutti.
Occhi di tutti gli italiani fissati sulle vicende parlamentari, sui “diktat” del premier Matteo Renzi e sulle sue (scontate) vittorie su una classe politica che si mostra senza spina dorsale, spianandogli la strada (volontariamente o no, poca importanza ha) che porta a mete che non si intravedono (se non con molta fantasia) ma che fanno prevedere scenari non chiari. Sono passati in secondo piano (almeno per il momento) la questione dei migranti, la questione del terrorismo jihadista, la questione della disoccupazione dilagante. Osservando il panorama generale assumono particolare significato le parole pronunciate recentemente dall’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano “Siamo arrivati al dunque, ad un momento che mai si era vissuto dal 1989: occorre riflettere sull’assoluta esigenza su cosa possa essere un nuovo, più giusto e sostenibile ordine mondiale”. Un “nuovo ordine mondiale”sotto quali bandiere? Napolitano forse è stato “incauto” nel pronunciare questa frase, fra l’altro “ignorata” dai mass media: Napolitano forse ha espresso (sempre “incautamente”) le aspirazioni, o le velleità di chi opera per “modificare” i destini di questa umanità già fin troppo “pilotati”? Non sappiamo e non siamo in grado di dare risposte, ma poniamo interrogativi pur nella consapevolezza che non avranno chiarificazioni.
A nostro avviso una certezza c’è, parlando dell’Italia: prima di pensare a “un nuovo ordine mondiale” si dovrebbe raggiungere “un ordine nazionale”. Quel che sta accadendo da poco più di un anno a questa parte nel Paese (sempre a nostra opinione) non conduce all’ordine ma ad accrescere il disordine. Inevitabilmente viene subito in mente il detto massonico “Ordo ab chao”, anche se probabilmente con il marasma attuale la Massoneria mondiale non ha nulla a che vedere. Il dubbio, però, rimane. Giorgio Napolitano ha espresso una sua personale aspirazione, oppure ha dato voce a qualcosa d’altro? E poi ci chiediamo: il “nuovo ordine” in Italia è quello in “stile” Matteo Renzi, o quello in “stile” Armani mentre la disoccupazione sale e i giovani non sanno dove sbattersi la testa?
Nel tempo dell’Expo internazionale di Milano ci troviamo di fronte a un’Italia “non conciliata”, disarmonica da un capo all’altro del suo territorio, un’Italia che presenta scandali di varia natura che rimette immediatamente nel cassetto. Nessuno, però, sembra accorgersene…
“Energia per la vita”: certo, attingendo a quale risorse?